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REGISTRAZIONE ♫ AUDIO
5° GIORNO ╬ La pena del danno…

GESÙ. — Ma vi è ancora un’altra pena maggiore che tormenta le mie dilette spose, la separazione forzata da Me, loro Dio che esse amano infinitamente e da cui sono tenute lontane da una forza punitrice. — Esse sospirano Me, senza potermi vedere e godere, incerte del quando potranno giungere alla patria celeste; esse non vedono, non sentono, non amano che Me; è una pena eccessiva e indicibile, che nessuna lingua è capace d’esprimere, nessun intelletto può immaginare.
Fra Me e loro vi è una barriera che esse non possono sormontare; nell’altra vita esse sentono per Me un amore che sulla terra non può immaginarsi, e quest’amore, che forma tutto il loro bene, forma pure il loro supplizio, perché esse soffrono la separazione da Me al cui confronto sono un nulla le separazioni di questa terra. Esse sono lontane dalla loro patria, il Cielo, verso cui le attira una forza indicibile. Esse hanno intravveduto ciò che si gode lassù nel mio cuore, vera patria dei cristiani, e avrebbero pur voluto, all’uscire da questa vita, slanciarsi verso di Me, ma non poterono a causa dei loro peccati. Ah, figlia, se tu potessi comprendere il dolore di queste anime, allorché sono trattenute dalla mia divina giustizia lontane da Me che il loro Cuore ama; se tu potessi indovinare le loro lacrime e i loro sospiri al pensiero della patria celeste che non potranno vedere che dopo molti giorni, molti anni e anche secoli, quanto non faresti per alleviare le loro pene! Esse sanno che nel Cielo sono io Padre di bontà e di Misericordia; ma la mia giustizia mi nasconde ad esse, sanno che i miei sguardi sono raggi di luce e di gioia, il mio cuore pieno d’amore, i miei abbracciamenti danno la felicità; ma ohimè i miei sguardi non possono risplendere su di esse, il mio Cuore non può ascoltarle, le mie braccia stendersi verso loro per abbracciarle. Esse hanno il cuore ferito d’amore per Me loro Padre, loro fratello, loro Dio; ma non possono vedermi. Orfane di tutto e di tutti, più orfane di quello che si possa immaginare, esse hanno perduta la terra e non hanno trovato il Cielo; e sono sole, sole col loro amore e col loro dolore lontane dalla vera luce che non le visita più, lontane dagli uomini che non le ricordano più, lontane da cuori che le compatiscano, sole a soffrire, a misurare il tempo coi loro sospiri. «Dov’è, esse gridano, colui che è l’anima dell’animo mio, la vita della mia vita? Invano lo cerco in questo luogo di fiamme, nell’orrore di queste tenebre.
Io amo Gesù con tutto il mio amore e il mio più grande supplizio è di non trovare colui che ama l’Anima mia!

L’ANIMA. — Caro Gesù, rompi, Te ne prego, le dense tenebre che impediscono a quelle sante anime di vederti, inebriale un istante del tuo amore e della vista del tuo eterno sguardo. Oh Gesù, giudice buono e amorevole, poiché è necessario che l’amore Ti paghi il suo debito, fa che a sollievo di quelle infelici io possa soffrire oggi qualche male e offrirti a loro suffragio le mie pene, santificate dal tuo amore e dal desiderio mio vivissimo di fare la Tua santissima volontà, ora e sempre.

FIORETTO. — Offriamo a Gesù Sacramentato il dolore maggiore della nostra vita in sollievo dell’anima che soffriva grandi distrazioni mentre si trovava alla sua presenza. — (De profundis).
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